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E’ così chiamata parte alta della valle, ovvero il tratto oltre Brusson, mentre la parte inferiore è denominata Valle di Challant per motivi storici, fu infatti dominio per quasi cinque secoli della più importante famiglia feudale valdostana, i conti di Challant, cui appartennero i più rappresentativi castelli valdostani (castelli di Fénis, Issogne, Verrès tanto per citare i più noti). Il territorio intorno a Champoluc, la più rinomata stazione turistica della val d’Ayas, venne colonizzato intorno al XIII da popolazioni Walser, motivo per cui la metà superiore della valle viene anche denominata “Canton des Allemands”.
Il percorso di questa valle è un’esperienza straordinaria che coniuga emergenze architettoniche prestigiose e aspetti paesaggistici notevoli; la strada sale subito ripida come sempre per superare il gradino di confluenza con la valle centrale, dovuto all’origine glaciale, e permette vedute con prospettive sempre differenti dell’imponente fortezza di Verrés, capolavoro dell’architettura militare , costruita dal più grande feudatario del XIV sec, Ibleto di Challant.
L’andamento sinuoso della valle è replicato dal torrente Evançon e svela un susseguirsi di rilievi, tra cui il Monte Zerbion, piramidi aguzze e comodi passi con la vicina valle del Lys, alternati a verdeggianti conche e bacini, tra cui Brusson, frequentata località turistica della valle, meta incontrastata degli appassionati di sci nordico. Tra le emergenze architettoniche meritano una citazione i ruderi dell’antico castello di Villa e il castello di Graines, uno dei più antichi e suggestivi castelli della Valle d’Aosta.
Non sono da meno le attrattive paesaggistiche, dalla riserva naturale del lago di Villa, in cui sopravvive una rara pianta acquatica della Alpi, la ninfea bianca, ai castagneti e boschi di faggi che progressivamente cedono il posto alle conifere, mentre sul versante opposto si susseguono verdi pascoli e piccoli nuclei abitati caratterizzati dai tradizionali “rascard” (caratteristiche costruzioni in legno sospese su pilastrini lignei - detti funghi - sormontati da lastra in pietra ), per concludersi nel grandioso scenario di rocce e ghiacciai del massiccio del Monte Rosa in cui spiccano diversi “quattromila”: il Piccolo Cervino, la Gobba Rollin, il Breithorn, il Polluce, il Castore.